L’avventura dei Guardini nell’universo della pietra della Lessinia prende avvio negli anni ’50 con i fratelli Delio e Danilo; la loro prima cava storica, tuttora in attività, si trova in località Casalino, a Sant’Anna d’Alfaedo.
Con il tempo alla prima cava se ne affiancano altre, poste sempre nel territorio tra Sant’Anna d’Alfaedo e Fumane, che vengono sfruttate a rotazione e delle quali le più importanti sono cava Gobbe, cava Lovare, cava Paradiso e cava Gorgusello.
L’esperienza di due generazioni permette alla Guardini Pietre di estrarre e trasformare la Pietra e i marmi della Lessinia, in realizzazioni di qualsiasi tipo dalla piccola commessa ai grandi progetti.
L’azienda si è affermata sul mercato nazionale ed internazionale grazie alla capacità di offrire un prodotto sul quale viene garantito un controllo totale dall’estrazione della materia prima fino alla cura del particolare di finitura, prerogativa di un prodotto di alta qualità, nonché principio guida dell’azienda.
C’è una terra nel veronese dove il sole si stende su tetti e contrade, case e muretti come un pennello gentile, colorando ogni cosa di una luce insolita, più calda, che illumina e non acceca: la Lessinia, patria della pietra omonima.
Un materiale – noto anche come scaglia rossa o calcare lastrolare e localmente conosciuta come pietra di Prun – che viene da un passato lontanissimo, il Cretaceo, e con il quale l’uomo ha familiarizzato fin da subito, utilizzandolo per costruire meri, tetti, stipiti, fontane e per segnare confini.
Ancora oggi a chi gira per i vigneti o in certe contrade della Valpolicella capita di scorgere, a protezione di un campo o di un orto, ampie lastre di pietra solidamente piantate nel terreno, o strati sottili della stessa che compongono muri di sostegno, perfino stele votive.
Una versatilità d’impieghi che non poteva rimanere confinata agli ambienti rurali e che infatti fin dai tempi dei Romani trovò nuovi utilizzi – marciapiedi, architravi, chiavi di volta, colonne, monumenti, balconi, fontane…- a Verona e non solo.
In particolare, nel periodo romanico e rinascimentale questa pietra impreziosì di luce e colore capolavori dell’architettura religiosa come la Basilica di San Marco a Venezia, il Battistero di Parma, la Basilica di S. Zeno Maggiore a Verona.
Così un pò alla volta, grazie anche alle vie fluviali, la pietra della Lessinia scese dalle contrade montane per diffondersi in tutta Italia; un tesoro dai riflessi bianco-rosati che anche il mondo ha imparato a conoscere grazie all’opera di valorizzazione che di questa pietra hanno saputo fare artigiani come i Guardini.
Con l’espandersi dell’attività anche la sede aziendale cerca spazio e lo trova nei nuovi terreni acquistati in località Croce dello Schioppo.
A far conoscere nuovi orizzonti alla pietra della Lessinia intervengono negli anni ’80 i figli dei fondatori: nel grande momento del marmo italiano in patria e all’estero, i Guardini sono in prima fila nelle fiere nazionali, dove presentano l’originalità e la tradizione di questo materiale.
La profonda conoscenza acquistata, unita alla particolarità della pietra stessa – a colpire il cliente sono soprattutto la sua caratteristica cromatica e la sua resistenza agli sbalzi di temperatura e al gelo – permettono ai Guardini di aprirsi a mercati nuovi come quello della Costa Azzurra.
Sono gli anni ’90 e il lungo viaggio della pietra della Lessinia negli edifici e per le strade del mondo è appena cominciato…
Un’offerta e una personalizzazione rese possibili non solo dalla capacità di offrire al cliente un prodotto sul quale possono garantire un controllo totale, dalla materia prima al manufatto finale, ma anche dall’alto livello tecnologico raggiunto dall’azienda, fin dall’inizio leader in questo tipo di lavorazione, e che dagli anni ’80 in poi è in grado di presentare una elaborazione della pietra analoga a quella che viene normalmente operata sui marmi più pregiati.